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Tobias Rehberger. Deaddies

  • Mostra
  • 4 Maggio 2002 - 30 Giugno 2002
14_REHBERGER Kotatsu

ciclo "Avvistamenti" Sightings
10 mostre d'arte contemporanea
a cura di Alessandra Pace


Tobias Rehberger, nato a Esslingen (Germania) nel 1966, vive e lavora a Francoforte.

Alla GAM di Torino l'artista presenta due opere inedite: "81 Years Film" un film digitale della durata di 81 anni, che mostra tutti i colori che possono essere generati da un computer. Tale durata è stata decisa in modo che nessuno possa essere in grado di vedere il film completo. Il video è accompagnato da un brano musicale che dura un intero giorno.
La seconda opera utilizza il film "Shining", che verrà proiettato dietro un grande schermo di vetro opalino, in modo che l'unica immagine visibile sia una fonte di luce tremante; l'autore vuole suggerire in questo modo l'effetto di una stanza illuminata unicamente dallo schermo televisivo.

Per le sale della GAM che affacciano sul giardino Tobias Rehberger presenterà alcuni lavori già esposti alla Kunsthalle di Baden Baden nella mostra "Do not eat industrially produced eggs": si tratta degli arredi provenienti dalle abitazioni di persone decedute da poco, acquistati e conservati per ricostruire un interno tradizionale giapponese.
L'arredamento ricomposto è formato da un ingresso, un bagno e una sala da tè.

Ci saranno inoltre tre proiezioni video dal titolo "Woman Murders Library". L'opera è costituita da mensole di design contemporaneo, da videoregistratori e televisori che mostrano scene - tratte da differenti film - in cui una donna viene assassinata. Le mensole sono sistemate in modo da ostacolare l'entrata dell'osservatore direttamente nella stanza, e i monitor sono seminascosti: le scene non possono in questo modo essere viste direttamente; è percepibile soltanto una luce riflettente sul muro dietro i monitor.

Nel 1998 Tobias Rehberger progettò, per Manifesta di Lussemburgo, un giardino pensile "Whithin View of Seing", nel quale i riquadri delle aiuole e i colori delle piante e dei fiori furono studiati per alternarsi in una composizione ritmata, perché interagissero architettura, design, arte e giardinaggio.

Sempre nel 1998 l'artista disegnò e distribuì a ciascun collaboratore della Biennale di Berlino circa trenta piccole catene in platino di grande valore prodotte da un gioielliere, da indossare intorno alla vita per tutta la durata della mostra; i gioielli rimasero invisibili al pubblico, così da non poter sapere quale membro dello staff lo indossasse. Sia l'oro sia l'arte, per Rehberger possiedono un valore simbolico e un valore attribuito, ma, essendo suscettibili alle fluttuazioni di mercato e legati a un'idea di valore nascosto, sono di fatto concetti astratti.


coordinato da Alessandra Pace