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Lo studio del pittore a Napoli

  • Ottocento
Lo studio del pittore a Napoli
1827ca
Olio su tela
P/186
46,5x35,5cm

Massimo d'Azeglio soggiorna a Napoli per alcuni mesi nel 1827 e in questo periodo non smette di dipingeredal vero, come già aveva fatto a Roma e nella campagna laziale. Sia l'epistolario che i disegni azegliani contenuti negli album conservati alla GAM testimoniano il perdurare di questa pratica e l'urgenza di assimilare quanto più possibile del paesaggio partenopeo. Forse in queste circostanze matura l'idea di raffigurare l'interno dello studio, con la finestra spalancata e le tende tirate per far vedere il panorama del Golfo e la mole di Castel dell'Ovo in controluce. Un dipinto no ultimato,ma intimo e meditato, in cui d'Azeglio rappresenta un ambiente vissuto, con gli oggetti dell'esistenza quotidiana e gli attrezzi del mestiere sparpagliati nella stanza a rispecchiare quella carriera d'artista cui si era votato malgrado non poche diffcioltà: la cassetta dei colori poggiata su uno sgabello, la tela posata sul cavalletto accanto alla chitarra, la cartella dei disegni da cui è sfuggito un foglio e le bottiglie che scintillano alla luce del sole sul tavolino coperto dalla tovaglia bianca. Il dipinto è stato spesso accostato allo "Studio del pittore a Parma", eseguito all'acquerello da De Gubernatis nel 1812 e conservato alla GAM, che d'Azeglio dovette certamente aver visto alla Mostra di Pittura e Scultura tenuta a Torino nel 1820, ma i confronti più pertinenti sono con opere di artisti come Franz Ludwig Catel e Carl Gustav Carus incentrate sul motivo della luce diurna e reale che irrompe nell'intimità di uan stanza attarverso il riquadro di uan finestra aperta su una veduta partenopea 

 

Monica Tomiato