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Autoritratto con la piuma di ghiandaia

  • Novecento storico
Autoritratto con la piuma di ghiandaia
1928
Olio e matita su carta rintelata
FD/433
33,8 x 25,8 cm.
Proprietà Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris in comodato alla GAM

Lo sguardo di un giovanissimo Mario Sturani fissa lo spettatore con piglio deciso, riflettendo le passioni e i vasti interessi culturali di un artista promettente quanto complesso. [...] La poliedrica attività di Sturani comprese anche un forte interesse naturalistico ed entomologico, lo dimostrano molti testi illustrati con sue bellissime tavole. La passione per gli animali e la natura traspare già chiaramente nell"Autoritratto con piuma di ghiandaia", eseguito nel 1928 circa e dedicato all'amico Celestino Durando, dove la piuma bianca e nera è "resa con attenzione mimetica nella sua immediatezza di reperto della collezione naturalistica dell'autore". L'alternarsi dei due colori della piuma potrebbe rappresentare una metafora esibita di giorni scuri e luminosi, con un rimando alle coeve fatiche letterarie di Sturani intento a scrivere un romanzo autobiografico dal titolo Il bruno e l'azzurro. La scelta stilistica del non finito, già sperimentata in un altro autoritratto del 1927, e la grafica nervosità del tratto a matita danno risalto alle poche parti rilevate con colori a olio, soprattutto lo sguardo penetrante e il contrasto del bavero bianco sul blu intenso dell'abito, mentre lo sfondo è campito con una rapida pennellata di colore magro. Nei tratti angolosi del viso emerge il gusto vicino alla secessione viennese che Sturani aveva acquisito dal dalmata Ugo Zovetti, elemento significativo della vastità di apporti culturali meditati dall'artista torinese. 

 

Francesca Grana