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Osvaldo Licini (Monte Vidon Corrado,22 marzo1894 –Monte Vidon Corrado,11 ottobre1958) è stato un' artista,pittore e scrittore italiano.

Nasce il 22 marzo 1894 a Monte Vidon Corrado, un paese vicino a Fermo, nelle Marche. Subito dopo la sua nascita i genitori, Vincenzo Licini e Amedea Corazza, si trasferiscono a Parigi per motivi di lavoro: qui Vincenzo svolge l’attività di cartellonista pubblicitario e Amedea dirige una casa di mode. Osvaldo resta a Monte Vidon Corrado affidato alle cure del nonno paterno, Filippo. Nel 1896 nasce a Parigi la sorella Esmeralda che diventerà ballerina all'Opéra.

Nel 1908, appena quattordicenne, si trasferisce a Bologna per frequentare l’Accademia di Belle Arti: ci sono, tra i suoi compagni di studi, Giorgio Morandi, Mario Bacchelli, Severo Pozzati (Sepo), Giacomo Vespignani. La sua adesione sarà incentivata anche da parte del nonno paterno, Filippo, il quale, piccolo proprietario terriero, riconosce delle doti artistiche in suo nipote.

Nel 1913 ha contatti con ambienti futuristi pur non aderendo, nella sostanza, al futurismo; durante l’estate scrive i Racconti di Bruto, cinque brevi racconti nei quali Bruto è lo stesso Osvaldo; fa leggere il manoscritto dei Racconti di Bruto al musicista Francesco Balilla Pratella. Dipinge un suo autoritratto che poi dona all’amico Morandi.

Nel marzo del 1914 alcune sue opere vengono presentate al pubblico per la prima volta: si tratta della mostra collettiva cosiddetta dei Secessionisti che si tiene a Bologna nei sotterranei dell’Hotel Baglioni e nella quale, insieme a lui, espongono Bacchelli, Morandi, Pozzati e Vespignani.

Verso la fine dell’anno si trasferisce a Firenze per studiare scultura presso l’Accademia di Belle Arti.

Nel 1915 parte per combattere nella prima guerra mondiale; sul Podgora viene ferito ad una gamba (ciò lo renderà claudicante per tutta la vita). A seguito del ferimento viene ricoverato presso l’ospedale militare di Firenze.

Nel capoluogo toscano conosce Beatrice Müller, una giovane svizzera che, terminati gli studi di lingue a Ginevra e a Londra, decide, allo scoppio della Prima guerra mondiale, di entrare per motivi umanitari nella Croce Rossa Internazionale; Osvaldo inizia con lei, crocerossina a Firenze, una relazione dalla quale nasce, nel 1917, il figlio Paolo.

A Milano, presso la Galleria del Milione, tiene la sua prima mostra personale in Italia nella quale espone 37 dipinti ed alcuni disegni.

Si reca a Parigi dove conosce personalmente Kandinskij, Zervos, Kupka, Herbin, Magnelli.

A Villa Olmo a Como, nel 1936, espone nella Mostra di pittura moderna italiana.

Nel 1937 a Milano partecipa alla mostra collettiva Venti firme presso la Galleria del Milione. Nello stesso anno, su Il Corriere Padano pubblica uno scritto intitolato Natura di un discorso nel quale espone la sua concezione dell’arte.

Risale al 1938 la prima lettera che documenta l’esistenza di una corrispondenza epistolare con Franco Ciliberti, teosofo e studioso di filosofie orientali.

Nello stesso anno è presente, al Teatro delle Arti a Roma, alla conferenza tenuta da Marinetti sulla Difesa della civiltà per la libertà dell’arte.

Nel 1939 partecipa, a Roma, alla III Quadriennale d’arte nazionale.

Nel 1941 aderisce al Gruppo Primordiale Futurista, fondato a Como, del quale fanno parte, tra gli altri, Cesare Cattaneo, Franco Ciliberti, Pietro Lingeri, Mario Radice, Manlio Rho, Alberto Sartoris, Giuseppe Terragni.

Alberto Sartoris scrive sulla rivista Origini il saggio Osvaldo Licini archipittore.

Tra il 1943 e il 1945 appoggia l’attività del Comitato di Liberazione Nazionale.

Nel 1946 diventa sindaco di Monte Vidon Corrado.

Nel 1947 espone, a Milano, nella mostra collettiva Arte astratta e concreta organizzata da Max Bill, Max Huber e Lanfranco Bombelli Tiravanti.

Nel 1948 espone per la prima volta alla Biennale d’arte di Venezia dove è presente con tre opere.

Alla XXV Biennale d’arte di Venezia, nel 1950, espone nove opere sul tema dell’Amalassunta.

Nel 1951 viene confermato sindaco di Monte Vidon Corrado per un’altra legislatura.

Partecipa, con tre opere sul tema dell’Amalassunta, alla mostra Artistas italianos de hoje nell’ambito della I Biennale del museo di arte moderna di San Paolo in Brasile.

Espone, a Torino, alla mostra Pittori d’oggi Francia – Italia.

Nel 1953 espone, alla Liljevalchs konsthall di Stoccolma, nella mostra collettiva Nutida italiensk konst organizzata dalla Biennale di Venezia.

A Monte Vidon Corrado, nel 1957, riceve la visita del critico Luigi Carluccio che intende organizzare una sua mostra retrospettiva a Torino nell’ambito della rassegna Pittori d’oggi Francia – Italia; aderisce all’iniziativa di Carluccio e concede in prestito per la mostra varie opere. La mostra si inaugura a ottobre (per la Francia viene dedicata una retrospettiva a Fernand Léger).

Nel febbraio del 1958 il Centro Culturale Olivetti di Ivrea gli dedica un’ampia mostra personale presentata da Marchiori; nei mesi che precedono l’inaugurazione collabora personalmente alla realizzazione dell’iniziativa.

Sono esposte 62 opere (dal 1921 al 1957); numerosi sono anche i dipinti degli anni Venti appartenenti al periodo del cosiddetto realismo.

Nel 1968 Zeno Birolli e Aldo Passoni curano una mostra personale presso la Galleria d'Arte Moderna di Torino[1].

Alla XXIX Biennale d’arte di Venezia gli viene dedicata una sala personale nella quale (in base alla terza edizione riveduta del catalogo della Biennale) espone 43 opere; Umbro Apollonio presenta l’esposizione, l’allestimento è di Carlo Scarpa.

La giuria gli assegna il Gran premio internazionale per la pittura; a giugno è a Venezia con il figlio, Paolo, per la cerimonia di premiazione e qui riceve il premio dal Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi.

L’11 ottobre, quando è ancora in corso la XXIX Biennale, muore nella sua casa di Monte Vidon Corrado.


Cit. Wikipedia

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